Come nascono le favole?
“In principio era la Favola. E vi sarà sempre.”
(Paul Valéry)
Come nascono le favole?
Dai sogni dei bambini? Dalla fantasia degli scrittori? Dalla cultura popolare? Dalle leggende?
Dietro a ogni favola c’è una storia reale raccontata mille e mille volte, corsa di bocca in bocca, di generazione in generazione. La storia cambia, un poco alla volta, scavata dalle parole, erosa dal tempo, finché non resta che la favola, monito e lezione per le nuove generazioni.
Hans Christian Andersen diceva che “La vita di ogni uomo è una favola scritta da Dio”, ebbene le favole di Dio, le vite degli uomini sono l’ispirazione delle favole degli uomini, in particolare quelle straordinarie, quelle emozionanti e cruente che hanno lasciato il segno nella memoria dei popoli.
Cosa resta delle anime che hanno amato, odiato, sofferto e lottato con coraggio? Cosa rimane del loro struggersi, delle passioni, degli intrecci di sentimenti cupi o arditi?
Qualcosa rimane, tracce tra le pieghe, nei silenzi tra le parole. Se si ascolta con attenzione si possono udire ancora gli echi delle voci, dei pianti e delle risate.
Rosso è il tentativo di interpretare queste tracce, un fiore nato tra le crepe che vuole essere un omaggio ai protagonisti dimenticati delle storie dietro alle favole.
Il racconto torna alle radici della favola di cappuccetto rosso, dando voce e volto ai protagonisti della prima storia. Ed ecco Aiti che la madre manda dalla nonna per sfuggire alla pestilenza, ecco il bandito soprannominato il Lupo che per sfuggire alla stessa pestilenza si perde nel bosco, senza accorgersi di essere inseguito dai cacciatori di taglie.
Non sapendo quale fossero i luoghi e i tempi della prima storia, forse l’Europa dell’est, forse il quindicesimo secolo, la storia è calata in un’ambientazione fantastica, ispirata da un dipinto di un’amica artista. Ecco trovato il picco del Flagello, la più alta delle cime dei Nu’setem, che fiammeggia al tramonto, poi poche righe per creare il contesto:
“Era una piccola casa appena fuori Ferba, lungo il fiume e non lontano dal bosco di Kerni, chiamato dagli abitanti il bosco scuro. Anche se di scuro il bosco non aveva granché: noci, querce, faggi, e il fitto sottobosco. Ferba era un piccolo villaggio tra le colline lungo il fiume Vena, a trenta fal da Coloe, città famosa per l’abilità degli artigiani e per le omonime focacce ripiene.”
Poi la storia è lanciata senza esitazioni nel dramma:
“Dentro, Cappuccetto Rosso urlava, urlava con tutte le sue forze. Urlava mentre la spada calava con rabbia, e ancora, e ancora, in archi di sangue che bagnavano di rosso mobili, pareti, le pietre del camino, il suo viso. Le sue urla stridule cariche di dolore e paura crescevano come cresceva l’orrore disegnato dalla spada incessante. Cappuccetto Rosso urlava.”
Perché sappiamo tutti qual è la storia, sappiamo che cappuccetto rosso incontrerà il lupo e questi mangerà la nonna e la piccola e che il cacciatore ucciderà la belva. Questo è il dramma in cui convergono la giovane Aiti, giovane e adulta insieme, e il Lupo che con il suo carico di peccati e di umanità offre la prospettiva giusta per comprendere le radici della favola tra le più narrate al mondo ancora oggi.
Ti invito a scaricarla e leggerla. Spero tu ti diverta almeno quanto mi sono divertito a scriverla. Se così sarà, se la storia riuscirà a emozionarti, questo darà significato agli sforzi e al tempo speso.
Ah, un’ultima cosa: il racconto è il primo di una raccolta dedicata alle storie all’origine delle favole. Se ti piace e vuoi essere avvertito della sua pubblicazione non esitare a lasciare un commento o a contattarmi.
Buon anno a te! Che sia un anno ricco di gioia e occasioni per tutti.
A presto ;D